SAREMO (anni 60)

Lo chiamavano varietà by Tobia Teardo

Disegni di Massimo Manzali


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ANNI 60

 

Nel 1960 Tony Dallara saluta la nuova decade con un pezzo ritmato ed orecchiabile: “Romantica”. Si tratta di un vero e proprio evento spartiacque: la musica è cambiata e anche la società. La guerra fredda si scalda ma la voglia di reagire fa finalmente capolino dalle macerie delle due guerre mondiali.

Con l’edizione del ’60 Sanremo inizia a cambiare pelle, diviene palcoscenico di mutazioni e sperimentazioni incredibili…ci stavate credendo? Figuriamoci! Sono gli anni dei cantautori e dei cloni di Elvis e Sanremo non è da meno. Macchietta e provincia americana, l’Italia descritta da Sanremo è un paese in ritardo.

Betty Curtis e Luciano Tajoli vincono l’edizione soporifera del 1961 con “al di là”, per fortuna in gara ci sta l’Adrianone Celentanone nostro che si qualifica secondo con “24mila baci”, proprio in tempo per l’intervento delle forze Americane nel conflitto in Vietnam.

E poi succede: esce il singolo “Una vita inutile” di Luigi Tenco, mio carburante poetico, mio bagaglio emotivo. Un'esistenza, quella di Luigi “Gigi” Tenco, incredibile che caratterizza il fermento intellettuale dell’epoca e la parte virtuosa e consolatrice di un mondo in subbuglio.

Le vicende Sanremesi sono destinate a scontrarsi con la fragile emotività di Tenco in un episodio fra i più oscuri della sua storia. Ne riparleremo a breve.

Il 1962 è caratterizzato per lo più da morte e desolazione: la bella Norma Jeane ci lascia, inizia l’embargo su Cuba e viene giustiziato Adolf Eichmann a Tel Aviv. Fu un anno di incidenti ferroviari in Italia, in Olanda e in Francia, Nelson Mandela viene incarcerato e inizia la guerra Sino-Indiana.


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Il mondo è in lutto e il grande Modugno in coppia con il potentissimo Claudio Villa celebrano il cordoglio universale con “Addio Addio”. Villa è il partner perfetto per Domenicone nostro: riesce ad interpretare le melodie del cantautore Pugliese con impeto e carattere, l’ugola possente dilania i primi posti in platea e riesce a spazzare Tagliani, il presentatore, direttamente sulle tribune. Una voce immensa super Saiyan alla seconda, della quale si narra potesse estendersi anche oltre il limite del limite. Villa con il suo magnifico timbro tenorile purtroppo non riuscirà a superare il placito della storia identificandosi e confondendosi fin troppo con le sonorità banali dell’epoca.

Lo stesso anno usciranno Diabolik e Spiderman che prenderanno da modello proprio Villa e Modugno (non è vero ma sarebbe stato bellissimo).

Il 1963 è l’anno di Tony Renis, un puffo pieno di sé, convinto di poter conquistare ogni femmina del globo. Con “Uno per tutte” vince il Festival e per questo si suicida Sylvia Plath, una delle mie autrici preferite, pochi mesi dell’uscita del suo capolavoro “La campana di Vetro”. Maledetto Tony Renis! Questo principe del male non mancherà di spargere ulteriore dolore nel Bel paese e nel mondo.


Nel 1964 arriva Gigliola Cinquetti. In splendida forma canta “Non Ho l’età” che le vale 4 milioni di copie vendute e la vittoria al festival. Stupenda, la Cinquetti lascia cuori infranti per mezzo mondo vincendo Castrocaro, Sanremo e l’Eurofestival, un tris mai eguagliato.

Terremoto di magnitudo 9.2 in Alaska per colpa di Tony Renis.

Sbuca Bobby Solo, l’Elvis delle baracche, truccato come una drag queen vince con il patetico “Se piangi, se ridi” e muore Winston Churchill (io ci vedo un’evidente correlazione). Inoltre viene assassinato Malcom X in un omicidio orchestrato da niente popò di meno che dal maledetto Tony Renis! In qualche modo c’entra sempre. È il 1965.


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Per fortuna inizia “Giochi senza frontiere” lo spettacolo circense più divertente della storia. Voglio spenderci due parole: qui stiamo parlando di una sorta di gara fra Nazioni le quali si sfidano in competizioni assurde tipo Takeshi’s Castle. Ogni Nazione accumulava punti dopo ogni prova e poteva raddoppiare i punti totalizzati in una singola gara utilizzando dei Jolly. Fu un successo di ascolti pazzesco ininterrotto fino al 1988. L’idea del programma venne al presidente Francese De Gaulle per rafforzare la fratellanza fra il suo popolo e i Tedeschi. Cosa incredibile, ma non raggiunse assolutamente l’obbiettivo. Chi l’avrebbe mai detto.

Modugno ritorna per l’edizione seguente con una canzone che personalmente trovo bellissima: in coppia con l’oramai amatissima Gigliola Cinquetti canta “Dio come ti amo” (anche io Gigliola, anche io).

Ma accade anche qualcos’altro in quell’edizione: il famoso Adriano Celentano qualche anno prima aveva cantato “Il Ragazzo della via Gluck” scartando un pezzo che farà la storia e il successo economico di qualcun altro. Il pezzo in questione era: “Nessuno mi può giudicare”.

Ebbene si. Avete capito bene. “Nessuno mi può giudicare” poteva essere cantata dal buon Adrianone nazionale.

Ma la canzone non scomparì nel nulla, anzi, venne affidata alla giovanissima Caterina Caselli che la canterà proprio al festival del 66 in coppia con Celentano. Il successo fu tale da eclissare completamente Modugno e Cinquetti. Un trionfo inintelligibile da valere milioni di copie di dischi venduti, per il quale venne realizzato un film basato sul brano stesso con protagonista la Caselli, furono confezionati prodotti e merchandising di ogni genere: dal Balsamo per i capelli alle spugnette abrasive per i calli, dai pantaloni ai mocassini, dai pannolini per bambini ai pannoloni per nonnini.

Grazie al successo economico raggiunto la Caselli ha potuto deliziarci scoprendo e producendo incredibili talenti musicali come i Gazzosa… ma anche Bocelli, Avion Travel, Elisa, Malika Ayane e Negroamaro e molti altri.

Quell’anno venne fondata la prima chiesa di Satana. Ad opera del malvagio Tony Renis


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27 gennaio 1967. Per molti versi la decade si concluse quel giorno. Ricordate Luigi Tenco? Ebbene il buon Gigi Tenco crebbe moltissimo artisticamente. La sua fama viveva gloriosamente nei bassifondi musicali dove si nascondeva la crema più gustosa, riuscì a farsi spazio nella cosiddetta canzone di protesta, sulla scia di Dylan ma portandola ad un livello di poesia e romanticismo ineguagliabili dai tratti crepuscolari e a tratti metafisici. Uomo complesso e profondissimo, Tenco si formò in un ambiente animato da quelli che saranno i grandi della musica Ligure ed, in generale, Italiana come Bruno Lauzi, Gino Paoli e De Andrè.

Armato di Sassofono, viso d’angelo maledetto e voce d’oltretomba si impose come artista a tutto tondo, lasciando un segno indelebile nella musica nostrana.

Quell’anno partecipò controvoglia al Festival di Sanremo in coppia con la divina Dalida. Voleva portare una canzone contro la guerra ma decise all’ultimo di evitare la censura modificandola in toni più pasoliniani: uscì “Ciao Amore ciao” stupenda fotografia di travagli epocali e mutazioni sociali.

La canzone venne eliminata e mancò anche il ripescaggio. Allora, qualcuno dice per sconforto, qualcuno non sarà d’accordo, Tenco decise di lasciare un ulteriore segno nella cultura musicale: la fece finita.

Qualcuno ritiene che si sia trattato invece di un omicidio, forse ordito da forze internazionali, forse da mariti gelosi o colleghi arrabbiati. Io non so come sia andata. Ma mi piace pensare che sia stata tutta colpa di Tony Renis.

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