Richard Garfield, le chiavi dell'universo

Versi da tavolo By Tobia Teardo

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“Papà, vieni a vedere! Guarda qui! Cos'è? Entriamo a chiedere?” Febbraio. Le foglie rade sugli alberi scheletrici. L'umido che filtrava nei nostri cappotti, regalo di una laguna vicina e generosa, come non lo è più stata dopo il 1996.

Entriamo nel negozio. Mio padre più curioso di me: “Scusi ho visto in vetrina un mazzetto di carte con scritto Magic. Di cosa si tratta? É un gioco per bambini?”

Pochi minuti dopo passeggiavamo per viale Don Sturzo tenendo in mano una piccola confezione rossastra. Al suo interno un mazzo di circa duecento carte. Ognuna portava impresso sul retro la dicitura “Magic, The Gathering”, una scritta che spiccava monolitica sopra un'illustrazione che ricordava la copertina di un antico libro rilegato in pelle ed intarsiata di pietre preziose. Sul fronte, scritte indecifrabili e disegni magnifici (all'epoca passavo letteralmente le giornate a fissarli incantato).

 

“The Gathering”, tradotto in italiano con “L'Adunanza”, vocabolo criptico che avrei capito solamente anni più tardi, una parola contorta e misteriosa per un bambino di otto anni, ma già allora crepitante di fascino innaturale e maturo.

In una delle carte, ricordo, sotto i disegni e le scritte strane, una strofa recitava: “...Ed in mezzo alle correnti delle rupi innevate, che rilanciavano un bagliore malato, non vedevano forme di bestie né di uomini. Il ghiaccio era dappertutto. - Samuel Coleridge, La ballata del vecchio marinaio”.

Per mio padre, vecchio bibliotecario mestrino, fu subito amore. Per quanto mi riguarda fu addirittura qualcosa di più. Ma per il momento sorvoliamo sui miei sentimenti di bimbo.

 

Credo che in un gioco da tavolo, così come per ogni altra opera artistica, sia difficile distinguere l'opera dal suo autore. In alcuni casi, come per Richard Garfield e il suo Magic The Gathering, direi che è proprio impossibile.

Nato a Filadelfia nel 1963, sballottato in giro per il paese fino ai dodici anni a causa del lavoro del padre, Richard Channing Garfield crebbe figlio delle sue passioni.

In quello che faceva ci metteva impegno, si dedicava interamente: brillante studente, ottimo matematico e accademico, stupefacente erudito del gioco e della sua storia. Nel 1993  ottenne un Ph.D. in matematica combinatoria e in seguito divenne professore al Whitman College, insomma, un nerd con i controfiocchi.

Specialmente nelle prime edizioni di Magic possiamo individuare, non soltanto la straordinaria cultura di Garfield attraverso citazioni ed omaggi, ma anche la completa essenza caratteriale di un uomo intelligente e romantico.

Ma arriviamo a Magic. Sento quasi un certo senso di suggestione a parlarne.

Basilare per un appassionato quanto un battesimo per un cristiano: 5 colori ciascuno con la sua filosofia e il suo personalissimo gameplay, 5 colori che traggono la loro forza da 5 fonti distinte, le terre, principali ecosistemi del mondo (pianure, montagne, foreste, paludi e isole).

Poche regole - semplici come il pane, necessarie come l'acqua - governano la partita fra due maghi in un duello mortale: attingi mana (risorse) dalle terre, gioca la carta, attacca e difendi. Non c'è neppure bisogno di spiegarlo, tanto è famosa la sua costruzione.

Ai neofiti basti sapere che si tratta del gioco di carte collezionabili di maggior successo al mondo, talmente importante a livello sociale, da aver avuto effetti tangibili su generazioni di giovani maghi dal 1993 ad oggi.

Grazie a eventi internazionali, convention, tornei e negozi specializzati sparsi per tutto il globo, Magic può vantare, e lo dico senza paura di smentite, il titolo di gioco di carte dall'impatto più profondo nella storia socioculturale. 

Altro che briscola...

 

OLTRE MAGIC

 

La poetica di Garfield si svela nel suo constante impegno nel conoscere e rivelare l'esperienza umana (una specie di Dostoevskij dei giorni nostri ma con meno miserie). Ogni mazzo di Magic vive di vita limitata, metafora perfetta di un essere che cambia, si adatta e soccombe agli anni (ai formati che cambiano, alla longevità). Impara, viene perfezionato e simula una componente fondamentale dell'esistenza: la guerra con il mondo, il bisogno di sopravvivere.

Ogni partita giocata è una vita fugace che svanisce in minuti di logorante combattimento.

Ma in molte altre opere di R. Garfield si insinua il desiderio di portare il giocatore attraverso un “volo di Auriga”, oltre i limiti del nostro sguardo sullo scibile.

Con Keyforge, altra perla dell'autore, la vita simulata non è in grado di cambiare e di adattarsi: ogni mazzo è diverso ma il suo aspetto è legato al suo principio, al pneuma del gioco stesso. Esempio di come i tempi moderni forgino moltitudini incapaci di realizzarsi se non per innate abilità o, forse, critica angosciante di come il carattere di ciascuno non riesca mai a slegarsi dalle prigioni dell'educazione e dal nostro status.

Interessantissimo anche il sistema di Solforge, videogame sviluppato nel 2013 per la Stone Blade Entertainment, innovativo deck building dove il futuro della nostra partita dipende da quanto usiamo alcune carte e dal livello che raggiungeranno: alcuni caratteri sono innati ma decidiamo noi su quali investire, più vengono usati, maggiore è il beneficio che ne riceveremo.

 

Le opere di Garfield raccontano una storia drammatica ma avvincente con sistemi di gioco che tendono a mostrarci una vita nuda e cruda.

Esempio stupefacente è Vampire: The Eternal Struggle, gioco di carte collezionabili (una garanzia per le creazioni di Garfield) del 1994, dove una guerra fra clan ci costringerà a vivere l'ansia del braccato e del cacciatore. Una dissanguante e dissacrante faida mortale fra Methuselah (vampiri antichi), dove fame di potere e politica fanno da padroni in uno dei titoli più riusciti dell'autore statunitense. Assolutamente da provare. Recuperatelo se potete.

 

Altro sistema magistralmente riuscito è Netrunner, saga futuristica-distopica dove il consumismo è l'unico Dio e i suoi vicari sono le grandi corporazioni multinazionali. Durante la partita potremmo vestire i panni di hacker, che tentano fra mille difficoltà di insinuarsi nel mainframe di potentissime aziende, oppure potremmo essere dall'altra parte della barricata, bloccando i tentativi dei ladri informatici utilizzando programmi specifici.

In quest'ultimo titolo notiamo subito la volontà di creare un'asimmetria e forzare una scelta (“da che parte stai?”), catapultando il giocatore in una realtà paradossalmente più vicina alla nostra: siamo obbligati a fare il meglio che possiamo con quello che abbiamo. E combattiamo sempre su fronti opposti.

 In anni recenti Garfield ha proposto Bunny Kingdom un draft game con piazzamento su plancia. Diverso in tutti i sensi dalle sue precedenti opere. Forse non eccezionale come il resto della sua produzione. Ma l'ambientazione tratta di coniglietti. E io amo i coniglietti. Quindi dovevo almeno accennarlo. 



CONCLUSIONI

 

Stiamo parlando chiaramente di una fra le più influenti voci degli ultimi 30 anni, anche solo considerando la mole di mercato che è riuscito a spingere e ad inventarsi.

Richard Garfield doveva essere per forza il primo citato in questa rubrica, non soltanto per la sua importanza, per l'impatto sul mondo dei giochi da tavolo, ma soprattutto per come ogni sua invenzione sia riuscita ad accompagnarmi gentilmente in tutte le fasi della mia vita, portandomi a conoscere quella costellazione di persone che oggi rappresentano il mio pantheon affettivo, coloro ai quali dono ogni mio piccolo, risicato, traguardo, amici con cui sono cresciuto intellettualmente e professionalmente. Indubbiamente sono stato condotto, e come me molti altri, attraverso un universo di divertimento e comprensione.

Siamo stati portati per spiagge a scambiarci carte fra una capanna e l'altra.            

Abbiamo potuto vedere, ancora inebriati, un'altra alba, dopo bagordi notturni di vittorie e sconfitte. Siamo stati spinti a viaggiare nel mondo con in tasca un linguaggio assoluto, capito da tutti, in ogni luogo. Certo, una circostanza costosa, talvolta proibitiva. Ma comunque senza prezzo.

 

Perciò, grazie Richard, sommo poeta. Continua pure a tenerci per mano e a fornirci le chiavi per l'universo.