Mettersi in gioco

Caro giocatore By Tommaso Filippini

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Cosa facciamo quando decidiamo di vederci con degli amici per giocare ad un gioco da tavolo? Abbiamo riunito delle persone in un’unica stanza con uno scopo condiviso, quindi in sostanza abbiamo creato un gruppo. Il “giocare” è un’attività dalle mille sfaccettature che permette di immaginare, creare, divertire e anche simulare eventi della vita reale in un contesto protetto.

 

Quando contatto i miei compagni giocatori per sfidarci ad un gioco da tavolo competitivo, sto in qualche modo simulando una situazione di conflitto sociale con il gruppo appena formatosi nel salotto di casa mia. Citando la teoria del conflitto sociale, possiamo definire il conflitto come la lotta fra più gruppi (intergruppi) o fra i membri di uno stesso (intragruppo) per l’ottenimento di risorse presenti in scarsa quantità e quindi non disponibili per tutti i partecipanti.

 

Attorno al tavolo del mio salotto tutti noi abbiamo più e più volte sperimentato questo conflitto: piazzare un lavoratore in uno spazio azione prima di te può fare la differenza, hai osato prendere tutti i “legnetti” dalla riserva rovinando la mia strategia, ora occupo quel territorio e sarai bloccato per tutta la partita e tutto questo per raggiungere la maggioranza nella risorsa suprema, i PUNTI VITTORIA.

 

La competizione ci chiede di mettere in gioco le nostre risorse e capacità per affrontare svariate situazioni e, a seconda di come valuteremo la nostra performance, potremo provare emozioni come rabbia, tristezza, gioia, o magari vergogna.

Quando giochiamo ad un gioco che ci fa sperimentare situazioni simili proviamo davvero emozioni di questo tipo? Io penso proprio di sì, magari con un'intensità minore rispetto ad un evento di vita quotidiana, ma quando dico che un gioco simula la realtà intendo proprio questo, ovvero riprodurre in un clima di sicurezza dinamiche sociali, emotive e relazionali che avvengono nella vita di tutti i giorni.

Il gioco da tavolo può davvero essere una buona “scuola ” che ci permette di vivere situazioni che generano determinate emozioni con cui possiamo entrare in contatto.

A tal proposito, caro lettore, vorrei che ti fermassi un attimo a riflettere su quali emozioni provi quando subisci una sconfitta ad un gioco.

Immaginiamo la sconfitta più amara dove la tua pedina guarda all'orizzonte quelle degli altri giocatori sul tracciato dei punti vittoria, ed ormai paiono quasi un miraggio...ora chiediti: "Come mi sento?" e " Perché mi sento così?"

 

Immagina una sconfitta proprio perché si tratta di una delle situazioni più attivanti durante una partita; hai investito il tuo tempo e risorse mentali per padroneggiare la sfida che il gioco ti ha proposto ma purtroppo non hai ottenuto il risultato sperato. Ti chiedo di riflettere sul tuo stato emotivo perché tramite questo puoi acquisire maggiore consapevolezza riguardo al tuo modo peculiare di reagire a situazioni che comportano l'aver fallito un obiettivo.

 

Le nostre emozioni sono la diretta conseguenza dei nostri pensieri e credenze in relazione ad una determinata situazione; se dopo una sconfitta proverai vergogna probabilmente sarai preoccupato del giudizio che i tuoi compagni di gioco potrebbero attribuirti.

 

Acquisire questo tipo di consapevolezza è utile per conoscere il nostro modo di vivere determinate situazioni, imparando a tollerare e comprendere meglio il ruolo ed il significato delle emozioni più spiacevoli perché, capita a tutti di essere tristi oppure di vergognarsi. Ma non c'è niente di male in questo, può capitare e possiamo solo imparare di più da noi stessi.

 

Ad esempio mi capita di essere triste quando prendo sonore sconfitte, questo perché amo conoscere e padroneggiare le cose che mi appassionano, quindi sono consapevole che se fallisco ho perso questa opportunità e di conseguenza mi rattristo.

 

Perciò caro giocatore continua a metterti in gioco con risorse, pedine, carte, dadi, punti vittoria e magari, quando ti sentirai triste arrabbiato o felice per quello che è successo durante la partita, fermati un attimo a riflettere su queste emozioni e vedrai che, provandole fuori dal tavolo da gioco, ti sembreranno più familiari.